da “TESSA E BASTA” di Tessa Krevic e Susanna De Ciechi

da “TESSA E BASTA” di Tessa Krevic e Susanna De Ciechi

Il libro sarà presentato il 28 aprile alle 17.30 presso il caffè Zamberletti a Varese.

…Comincia così, per Tessa, ortodossa, (questa è la sua vera storia) e per ognuno diversamente, la guerra tra serbi e croati, tra cattolici, ortodossi, mussulmani.
Una guerra stupida e terribile. Tragica e senza senso. Violenta e assurda. Nessun ideale la caratterizza, nessuna rivoluzione, nessun miglioramento in vista. Solo barbarie, desiderio di sopraffazione e il solito tragico sfogo degli istinti più barbari e violenti. Le guerre non sono tutte uguali e questa è stata particolarmente tragica e crudele perché è stata una guerra tra ciechi.

Croazia, settembre 1993.
“Ehi, guardate quella lì,” Uno basso, tarchiato, l’espressione ottusa dentro una faccia rossa, resa intensa da un reticolo di rughe scolpite nella pelle, posò il bicchiere sul tavolo di legno con uno schiocco secco. Aveva parlato a tutti e a nessuno. Erano le tre del pomeriggio. All’esterno del bar c’era una mezza dozzina di uomini intenti a bere vino, nonostante il caldo.
“Lo sapete chi è quella lì? Lo sapete?” insisteva alzando sempre di più il tono, il dito teso ad indicare due figure che avanzavano lente. Gli altri tacevano, indifferenti sia a lui sia alle ragazze, poco più che bambine, che stavano attraversando la piazza per avviarsi in direzione del corso, ignare di tutto. Ancora qualche decina di metri e sarebbero arrivate davanti al portico che ospitava i tavoli all’aperto. “Ehi, gente! Guardate. Dico la biondina. Mica c’avete di meglio da fare.” Qualcuno di quelli chiamati in causa aveva alzato la testa e fissava le due ragazzine, ormai prossime. Uno dalla faccia butterata dall’acne era uscito dall’ombra per pararsi davanti a loro. Smarrite. Mute. Impaurite. In giro pochissima gente: uomini, qualche donna con la borsa della spesa, una giovane spingeva una carrozzina. Camminavano in fretta, con gli occhi bassi, fingevano di non vedere ciò che stava accadendo. “Chi sono? Cosa vogliono?” Sanja sottovoce, il respiro sospeso. “Non so” Tessa prese per mano l’amica e la trascinò di lato nella piazza, per aggirare l’ostacolo. L’uomo seguì il movimento, bloccandole. “Tu bionda, puttana!” Si mise a sbraitar gonfiando le guance e sputando a terra. “Tu puttana, tu sei una cetnik.” – “Ve lo dicevo io. E non mi davate retta.” Adesso era quello di prima, il tracagnotto, a farsi avanti. Gli altri si limitavano ad osservare ciò che stava capitando, come se la cosa non li riguardasse. “Però sei una bellezza!” Brutta pelle lanciò in giro un sorriso sdentato. “Una bella cetnik. Tutta per noi.” Anche il bassetto stava a braccia conserte e gambe larghe davanti a Tessa. “Lo sapete di chi è figlia, vero?” disse rivolto a quelli del bar. “Dai, divertiamoci un po’! Scopiamola per bene. La figlia di un cetnik.” “Siete impazziti?” Sanja gridò, la voce come un latrato, mentre Tessa iniziava adarretrare. “Sì, le strappiamo i vestiti. Dai! Poi la scopiamo. Tutti quanti. Anche i vecchi.” Il tarchiato esplose in una risata cattiva. Era il più infoiato. La tensione tra i tavoli del bar era alle stelle. “E poi andiamo al fiume e l’anneghiamo nell’acqua bassa, piano piano. Che si accorga di morire.” Piantò gli occhi in faccia alla bambina. “ Potrai ammirare le punte dei pini mentre tiri fuori l’ultimo fiato a pelo d’acqua. Cosa ne dici, cetnik? Ti piace il programma?” Tessa pallidissima, rispose con un singhiozzo. Sanja le teneva sempre stretta la mano, lo stesso stava lontana per tutta la lunghezza del braccio. Amiche, ma distanti. In una manciata di minuti tutto era cambiato. Il mondo aveva dichiarato guerra a Tessa.

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