“Il giaggiolo e la rosa” di Anna Elisa Mozzi

“Il giaggiolo e la rosa” di Anna Elisa Mozzi

In un giardino, una sera di giugno, un giaggiolo troneggia sul suo fusto ritto e massiccio. Il suo fiore blu ondeggia tronfio al vento. Poco più in là, una timida rosa di bosco si erge sul suo esile stelo e par che la brezza, insinuandosi tra i suoi petali, voglia portarsene qualcuno con sé.
Occhi attenti e orecchie ben tese…tra i due c’è simpatia ma anche un po’ d’invidia; il giaggiolo, orgogliosa nella consapevolezza della sua forza; la rosa, tenera e profumata, sa di essere il simbolo della bellezza e dell’amore.
Al calare della luce, nel giardino tutto si fa più sfumato; solo il ronzio di qualche insetto che si attarda a filo d’erba e un grillo che, in compagnia di una cicala, ritenta un’ultima nota leggera.
I due fiori estendono i loro petali in segno di riposo.
La notte porta pioggia torrenziale, grandine che batte, percuote e rumoreggia, forte vento che sibila e fischia negli anfratti e nelle fessure tra i sassi e tra le tegole con inquietanti cigolii.
Nel finimondo, un occhio attento si rifugia al sicuro sotto una grondaia.
All’alba la luce si spande ovunque e la pace ritorna nel giardino; gli insetti saltellano tra i fili d’erba come rinati a nuova vita, le api cercano la dolcezza del nettare del loro fiore preferito. Il loro ronzio però si fa sempre più insistente e quasi nervosamente volano senza meta e senza pace…il loro fiore blu alto e bello con i suoi polposi pistilli gialli non è più; la grandine ha tranciato di netto il suo fusto gagliardo che ora, stende a terra il suo fiore umiliato e ferito.
La rosa di bosco, percossa e tremante, ancora palpita di vita nei suoi petali lacrimati e belli. Da sotto la grondaia una micia vigilia e offre alla luce del sole il suo nobile mantello grigio.

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