L’Europa che vorrei

L’Europa che vorrei

classe V B Indirizzo Turistico Itet Daverio –Casula-Nervi (Va).

temi svolti in classe da questi tre studenti e letti in pubblico durante il convegno a Villa Cagnola

 

  • Erika Loh

 

L’Unione Europea, con il suo passato turbolento, può essere definita “figlia di sangue”, in quanto è stato proprio l’orrore della violenza e della guerra che ha spinto paesi prima nemici, ad unirsi sotto la stessa bandiera. Deriva quindi dalla vergogna, dalla speranza, dalla disperata ricerca di pace e di redenzione.

Essa è come un fiore seminato in un campo di cenere, è l’emblema dell’umanità, tanto crudele quanto compassionevole.

Nata nel 1957, l’Unione Europea è un’organizzazione molto giovane, quasi bambina, che sta ancora compiendo i primi passi verso gli obiettivi che si è posta.

 

  • Desiree Camarda

 

Per diventare gli Stati Uniti d’Europa bisogna reagire ai problemi avendo gli strumenti giusti per farlo e noi, a differenza dell’America, portiamo ancora evidenti strascichi della crisi; bisogna unirsi e credere in questa unione, individuare i punti di forza e rendere effettivi i valori dell’Unione Europea. Inoltre i cittadini non si sentono abbastanza legati all’Unione Europea, che in Italia è più un vantaggio economico che un arricchimento sociale e umanitario.

 

  • Andrea Albieri

 

Gustavo Zagrebelsky sostiene che dovremmo rispondere alla domanda “chi davvero noi siamo, che cosa davvero ci distingue, sempre che si voglia essere qualcuno e qualcosa, e non una semplice propaggine”.

I cittadini dovrebbero quindi sentirsi più europei e meno del proprio paese di provenienza, non si dovrebbe parlare di francesi, tedeschi, italiani, spagnoli ma di cittadini europei.

Inoltre l’Europa dovrebbe osservarsi e comprendere ciò che vuole, ciò che vuole essere e cosa potrebbe modificare o svolgere per raggiungere determinati obiettivi.

Zagrebelsky parla, oltretutto, di propaggine poiché la nostra Costituzione prese spunto dalla Costituzione americana è una sua “discendente”, mentre gli europei dovrebbero cercare cosa realmente ci distingue da essa.

 

La scarsa solidarietà porta all’insoddisfazione da parte di paesi in difficoltà e questi ultimi inizieranno a chiedersi se fanno realmente parte di un’Unione, e potrebbero infine decidere, dopo svariati insuccessi, di uscire dall’Unione Europea.

La poca indipendenza che hanno i paesi membri dell’Unione Europea, porta allo sconforto o al miglioramento molto graduale da parte dei paesi in difficoltà, siccome bisogna sempre rientrare nei parametri dettati dall’Europa. Inoltre, per avere un progresso dell’intera Europa, bisogna inizialmente avere un progresso dei singoli paesi.

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