“Mendicare 2” di Lorenzo Benzi
Mosca, fine giornata di un fine ottobre alla fine egli anni novanta .
Un gentilissimo autista a bordo della nuova Volvo messami a disposizione dall’Ente organizzatore della Fiera dove esponevo i miei vini mi accompagna in albergo , forse il Metropol, certamente posto su una larga strada a 3 o 4 corsie per senso di marcia con un traffico intensissimo .
Salgo nella mia camera , dall’alto vedo una lunga fila di persone che non avevo notato dalla macchina, dal lato opposto , ordinate e immobili , e la cosa mi incuriosisce. Un po’ per la distanza ed un po’ per la scarsa visibilità decido di documentarmi meglio. Scendo , attraverso con difficoltà il traffico intenso nei due sensi e vedo che la fila è rappresentata da una molteplicità di persone , più donne che uomini, abbastanza in la con gli anni, infagottate per il freddo ma certamente con indosso abiti mal ridotti , che offrivano la merce più disparata ai passanti . La concentrazione era data dalla vicina uscita della metropolitana e ho poi capito che i poverini avevano fatto una lunga fila nei pochi punti di vendita disponibili per potere presentare subito la loro merce ad un frettoloso passante . Scatolette di cibo ,uova , bottigliette di birra , verdura , o atra improbabile merce , naturalmente per i miei occhi . Scorrendo la fila mi imbatto in una figura che certamente stonava in mezzo a tanta miseria . Una signora alta , ben vestita con un cappello quasi alla moda , mi offre la sua merce , un sacchetto di riso . Lo rifiuto cortesemente facendole capire nel mio inglese tentennante che ero straniero per poi proseguire allungando il passo . Più mi allontanavo e più emergeva il ricordo della fierezza della sua figura , della dignità nel porgermi la sua merce , quasi scusandosi per il gesto . Cosa ci faceva li in mezzo pensavo , di quali disavventure era sta protagonista.
Mi assaliva un senso di colpa per la disattenzione avuta di fronte alla tragedia che indubbiamente l’aveva colpita e che , ultima risorsa , l’aveva collocata in quella fila.
Sono tornato sui mie passi , sperando non si fosse mossa . Era ancora al suo posto , le ho allungato qualche dollaro , mi ha fissato per un istante e poi ha chinato il capo, accennando ad un inchino. Poi si è di nuovo eretta , ha ripreso possesso della sua fierezza e mi ha sussurrato ” thank you “. Non dimenticherò mai e poi mai la lacrima che le scendeva sul viso.
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