“Mendicare” di Chiara Del Nero
Sempre più spesso si incontrano mendicanti lungo le strade di ogni giorno.
Quando sono extracomunitari mi dispiace per loro ma comprendo che sia un destino quasi già segnato per moltissimi e fin dall’inizio.
Quelli che mi fanno sentire la peggior tristezza sono però certi uomini in età dai sessanta in su, vestiti con giacca di solito in tinta con i pantaloni, camicia senza cravatta e a volte, come è capitato oggi, cappello tipo borsalino. Sono sicura che costoro stiano davvero male e l’abbiglio sia voluto, quasi a dire che in altri tempi quella persona non era in quella condizione e vuole colpire proprio per questo e per questo non si camuffa da straccione. Sempre meno riesco a guardare questi mendicanti come oggetti del paesaggio ma li immagino bambini.
Saranno stati bambini come me, forse anche felici. E come sono arrivati lì, sulla mia stessa strada?
Io in macchina e al caldo e loro a piedi e alle intemperie? Come è successo che quel bambino sia diventato quel mendicante?
E i suoi sogni? E i suoi desideri? Si aspettava questo, immaginava questo?
E in cosa spera un uomo in tali condizioni? Cosa attende ogni mattina?
So che è un esercizio inutile, come inutili sono i due euro che gli metto in mano, ma non riesco a guardare a questo tipo di mendicante ben vestito e dignitoso se non nella prospettiva del tempo all’indietro. A quando i suoi genitori hanno sognato per lui una buona vita. E rimango sgomenta e tristemente grata alla vita che ha dato ai miei figli un’altra vita.
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